Coronavirus in azienda 7000 persone in quarantena

Circa 7000 in quarantena, a Gütersloh, nel Reno-Vestfalia, regione  del nord Germania a causa di 657 persone risultate positive al coronavirus per un focolaio in un macello gestito da Tönnies su un totale si circa 1000 soggetti testati, quindi con un incidenza percentuale altissima, tale da giustificare le azioni dell’amministrazione locale per contenere un ulteriore diffusione del virus.

La notizia è stata resa nota durante la conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio di ieri 18 giugno, dai funzionari regionali che hanno confermato i 657 infetti. L’impresa verrà temporaneamente chiusa, con importanti conseguenze per il mercato tedesco della carne, dove, stando al Consiglio di Gutersloh, verranno a mancare il 20% dei prodotti del comparto. Conseguentemente, temendo il sicuro aumento dei contagiati, numero sicuramente destinato a salire in seguito ai risultati dei nuovi tamponi in via di realizzazione, le autorità locali hanno chiuso anche le scuole e le ludoteche nell’intera regione fino alla fine del mese.

Coronavirus in azienda 7000 persone in quarantena

Negli ultimi mesi si è parlato più volte di casi di contagio interni a stabilimenti dove si macellano, disossano, trasformano e confezionano le carni. È in gran parte dovuto alle condizioni di lavoro in quei luoghi (spazi ristretti e dipendenti sempre a stretto contatto tra loro, in primis). In realtà è da molti anni che le condizioni di lavoro nell’industria della carne tedesca sono messe sotto accusa da parte dei sindacati. Ma soprattutto sotto accusa sono i Werkverträge, i contratti d’opera attraverso i quali la ditta produttrice subappalta parte del lavoro ad un’altra azienda. In questo modo non è possibile controllare che vengano rispettati contratti e condizioni di lavoro. Il fatto inoltre che gran parte dei lavoratori di queste aziende subappaltatrici provengano dall’Europa dell’est e che vengano ammassati in alloggi con condizioni igieniche disastrose, ha aumentato il rischio di contagio da coronavirus. Il portavoce dell’industria di carni “Tönnies” spiega il diffondersi del virus con il fatto che il lavoro in un macello si svolge al freddo e dunque nelle condizioni ideali per la diffusione, ma il rappresentante del sindacato dei lavoratori dell’industria alimentare sottolinea che anche le dure condizioni di lavoro giocano un ruolo importante.

Secondo quanto denunciato dal giornale tedesco Spiegel, già a maggio circa 600 lavoratori in alcuni macelli tedeschi erano risultati positivi al COVID-19. Di questi, 300 soltanto nello stabilimento Mueller Fleisch di Pforzheim, nel Baden Wuerttemberg. Altri impianti di lavorazione della carne non sono da meno: in quello della Westfleisch a Coesfeld, nel Nord-Reno Vestfalia, risulterebbero positivi oltre 200 lavoratori e altri 100 in un macello della società Vion.

La notizia del diffuso contagio unitamente all’azione dei sindacati potrebbe incidere nella politica che adesso pensa alla abolizione dei Werkverträge, come suggerito dal ministro del lavoro e della salute del Nordreno-Vestfalia Karl-Josef Laumann.

Maurizio Palese